martedì 14 febbraio 2012

Pesci in salsa Mistral


Pesci in salsa Mistral

Una luce di maggio brilla sulla città: il cielo è vernice blu cobalto e una brezza mite solleva pensieri di marzapane. Per le vie del centro i fiori spiccano dai balconi come occhi di gatti che sorridono. I giorni da un po’ rosicchiano i minuti alle notti. Presto il buio diventerà uno sbadiglio, in faccia all’estate.
Il treno attende Carla per riportarla a casa come ogni giovedì, il giorno della lezione di letteratura all’Università. La tesi è già quasi pronta: “Mistral e la poesia provenzale”, uno studio sul poeta dell’amor cortese e sui trovatori che cantavano le meraviglie dell’amata con lodi e sospiri. Quante inquietudini e speranze nei loro versi! Anche Carla è inquieta, ma per il suo futuro: come prima tappa del tour da neolaureata l’attende una vacanza al mare e poi il giro turistico dei tirocini, stage, delle collaborazioni e dei contratti a perdere. Dei vuoti d’aria.

Cosa so fare, scrive su un foglietto:
So studiare interi tomi di letteratura, storia, filosofia.
Focalizzo i particolari, le date. Li tengo a mente per una settimana. Poi qualcosa scompare, rimangono i concetti. A distanza di un anno, quasi niente (devo mangiare del pesce, aiuta la memoria, dicono. Pesci! il mio segno zodiacale).
So scrivere. Storielle, curricula, articoletti, racconti brevi, relazioni complesse.
Non ho un fidanzato da un po’ (dovrei cominciare a pensarci).
Conclusione: so stare con gli altri. So stare per conto mio. In ogni modo, so stare.
***
Su quel treno c’è Stefano, torna a casa da una giornata di lavoro: turno del pranzo.

Cose da fare per domani, pensa:
Pulire l’astice. Sfilettare il branzino.
Provare il tortino di mele nuova versione (con  uva sultanina?).
Rifare il dolce allo zabaione: togliere la panna (troppo pesante, l’ha detto un cliente, forse ha ragione).
Sorridere comuque. Le critiche fanno bene, servono a crescere. Quando avrò un ristorante mio, ci cucinerò piatti di pesce (sono quelli che mi vengono meglio. Ma anche i dolci, però).
***
Stefano e Carla capitano uno di fronte all’altra sul treno che è appena partito. Dal finestrino osservano i tetti delle case, i vestiti ad asciugare che dondolano dalle finestre, le macchine parcheggiate nelle vie strette della periferia. Poi gli occhi impattano nei campi e per un bel tratto è tutto verde e terra, un paesaggio che a Carla ricorda la Provenza, la terra del suo poeta preferito. Il ragazzo lì davanti è carino e le sorride. «Hai mai letto qualche poesia di Mistral?» domanda mostrandogli il libro.
«No» risponde Stefano, che non ne sa davvero nulla, ma sulla copertina c’è un particolare che gli balza all’occhio, e ci tiene a far bella figura: «Sono stato in Provenza, però. Per imparare a cucinare il pesce, lì c’è una scuola importante».
«Che bello!» commenta lei.
Bella tu, pensa lui.
Arrivo, fine del viaggio.
***
Dodici anni dopo c’era un racconto di Carla su una rivista, insieme alla sua fotografia. Lui se la ricordava bene la studentessa del treno, così l’ha cercata. Adesso stanno insieme e si vogliono bene. Li trovate al ristorante “Da Stefano”, ah ha! Cucina di pesce.