giovedì 6 marzo 2014

Con i piedi per terra.

RistoRacconti.
 
La precisione è una legge incisa nel mio Dna, come una ferita.

Arrivo in aeroporto con un anticipo perfetto, prima che il mio aereo si sollevi da terra e con sé mi conduca lontano. L’altrove che vado cercando è appena là, oltre quelle ali di ferro.

Presto volerò, fuggirò via.

Sono rigorosa nelle scadenze, so che i documenti vanno consegnati un’ora prima. Per questo sono qui adesso, perché adesso sono le undici esatte. Me lo dicono gli orologi della sala d’attesa, quello al mio polso e quello del mio telefono cellulare.

 
Non riesco a contemplare l’idea che esista il ritardo, perché il ritardo è un fuori luogo, è una forma di sovversione dell’ordine costituito: è contro le regole. Eppure, guardando il monitor delle partenze, scopro che nulla segue i dogmi stabiliti. Devo adattarmi all’idea di dover aspettare: il mio aereo si solleverà in volo più tardi, normali controlli dicono.

Ecco, penso io: un’ora della mia vita nel disordine di un tempo morto.

Morto?

Tolgo dalle orecchie la musica di Bach a tutto volume. Le architetture perfette dei Concerti Brandeburghesi sono come cattedrali gotiche, razionali e svettanti.

Una voce di bambina rosicchia il rumore di sottofondo con dentini aguzzi. Morde la mia pelle, solca la superficie e penetra nelle fibre. Chiede di sua madre: dov’è?

La guardo: ha occhi neri di perla. Dicono che è sola e che si è perduta.

Mi costringono a reagire. Così la prendo per mano e la tengo con me perché non si allontani di nuovo. Mi affanno a cercare, indagare, scrutare tra i volti della gente. Com’è una madre che ha smarrito una figlia?  Soffoco tra i colori, il chiasso e la folla che condivide questo mio stesso territorio.

La bambina invece è calmissima. “Eccola”, dice indicando una donna a cui subito corre incontro. Ride di gioia mentre mi saluta agitando la manina che appena prima stringeva la mia.

Le sorrido anch’io, e anch’io mi sento una bimba che ha tanta voglia di correre.

Il mio cuore batte al ritmo di un cavallo senza briglie. Sono tante finestre improvvisamente spalancate, i miei occhi. Intercettano immagini e sensazioni nuove: un uomo dolcemente accarezza una donna sul viso. Ecco che la bacia. La bacia! E ora si uniscono in un abbraccio che li scioglie e li ricompone in un’unica forma.

È questa soglia imprevedibile la vita?

È la verità di un bacio, gli occhi lucidi di una bambina?

 
Getterò gli orologi che mi hanno messa in gabbia, in una condizione rigida e misurabile, domani.

Cercherò l’uomo da cui volevo scappare per non affrontare rischi, domani.

Domani.

 
L’aereo con un’ora di ritardo prende il volo. Uno dei passeggeri, una giovane donna, è rimasta a terra.

Chiara Ferrari.

Continua con La Bargnoleria dei Balossi